BODYBUILDING
Il bodybuilding a differenza delle altre discipline/attività fisiche quali: basket, calcio, tennis, ecc… Non viene considerato uno sport ma bensì una disciplina fisica. Ciò è più che corretto, nello sport si tende ad utilizzare degli schemi motori molto naturali, i quali richiedo il reclutamento di più unità motorie, così da essere efficiente al massimo. Un esempio banale, il basket, quando si corre in terzo tempo a canestro in schiacciata, il momento in viene spiccato il salto, oltre a richiedere una certa coordinazione, richiede anche molta esplosività, nonché la rapida attivazione di tutte le unità motorie possibili. Tutto ciò nel bodybuilding non avviene, anzi, avviene l’esatto opposto. Nel bodybuilding si cerca di trasferire tutto il carico esterno possibile, al distretto muscolare interessato durante la serie allenante, la tensione percepita sarà il carico interno. Il carico interno è la tensione che percepisce il muscolo X durante la serie che può essere uguale o minore rispetto al carico esterno, ovvero il carico utilizzato. Per fare ciò grazie alla famosa “connessione mente-muscolo”, si cerca (per quanto impossibile) di attivare per spostare il carico, solo il distretto muscolare interessato, cercando di limitare il più possibile di disperdere il lavoro sui sinergisti. Questa infatti è la cosa più innaturale possibile perché in natura bisogna essere funzionali.

CARICO INTERNO
Nel bodybuilding si cerca di trovare la tecnica ottimale per avere il maggior coinvolgimento muscolare del gruppo interessato durante la serie (carico interno elevato) ed il minor rischio infortuni. È la disciplina in cui fa da padrone il carico interno. Ovviamente come già detto non è possibile escludere totalmente le altre unità motorie che intervengono durante il gesto, ma solo limitarne il coinvolgimento. Per esempio quando si esegue una french press si stanno sì “isolando” gli estensori del gomito, ma al contempo vengono coinvolte le articolazioni della spalla, del polso, il retto addiminale per stabilizzare, etc… Quindi l’isolamento puro non può esistere.

CHE COS’È?
Vediamo meglio che cos’è il carico interno…. Il carico interno è la tensione muscolare percepita dal distretto che si vuole allenare con l’esercizio “X” rispetto al carico esterno che invece corrisponde al peso mosso. Il carico esterno sarà maggiore o uguale (rarissimo) al carico interno.
Esempio: si esegue uno squat con 100kg, in questo caso il carico esterno corrisponde ai 100kg utilizzati, il carico interno invece è molto variabile e ciò dipende dalla padronanza della tecnica e dalla propriocezione del soggetto, se chi esegue lo squat possiede un’ottima tecnica e propriocezione, il carico interno (quello percepito) sarà quasi o pari ai 100kg sul bilanciere. In caso contrario invece, visto quanto viene disperso sulle altre unità motorie coinvolte, il carico interno su sarà irrisorio.

FORZA E BODYBUILDING
Grazie a ciò che abbiamo appena visto è possibile anche chiarire il classico dubbio, “perché lui è più grosso ma il suo amico solleva di più?”. La risposta ora risulta abbastanza palese ma vediamo di avere un quadro completo. La forza è un’abilità e va allenata, aggiungiamoci che forza ed ipertrofia non hanno un grafico di progressione lineare e dovrebbe già essere chiaro il motivo, ma proseguiamo… Quando si cerca di allenare la forza massimale sì va ad utilizzare stimoli neurali, in cui lo scopo è quello di sollevare il maggior carico esterno possibile a discapito del carico interno, per fare ciò si ricerca il coinvolgimento di più unità motorie possibili, per avere la massima resa a livello prestazionale. Questo è la medesima cosa che abbiamo visto ad inizio articolo quando abbiamo parlato della schiacciata nel basket, qui lo scopo è ricercare la miglior performance possibile, quindi il carico esterno più alto possibile e ciò va a discapito del carico interno per ovvi motivi. Prendiamo di nuovo in esempio la schiacciata nel basket che rende di più l’idea, prima di partire con la schiacciata si arriva in corsa e poi si salta, non ci si ferma per flettere e distendere le gambe così da strizzare il muscolo per poi saltare così da avere il massimo carico interno, sarebbe controproducente, no?

LA BASE DEL BODYBUILDING
Riuscire a trasmettere un buon carico interno, soprattutto per i novizi risulta alquanto complesso, questo perché oltre una buona propriocezione, ciò richiede anche tecnica e coordinazione. Prendiamo in esempio lo squat, ha uno schema motorio piuttosto complesso e risulterà di conseguenza difficile eseguirlo in maniera ottimale e di conseguenza anche avere un buon carico interno. Un neofita che si approccia a questo esercizio inizialmente sarà scoordinato, dovrà imparare prima lo squat ed a quel punto potrà aumentare il numero di ripetizioni e/o il carico. Per poter aumentare i parametri allenati (volume, intensità, densità), il soggetto sarà naturalmente portata a migliorare la coordinazione intermuscolare, togliendo così parte del carico interno al muscolo target. L’effetto potrebbe così essere quello di vedere i kg dei manubri che aumentano, ma non un reale effetto sui distretti muscolari interessati, si sta aumentando il carico esterno a discapito di quello interno. Invece la base nell’allenamento nel bodybuilding è lavorare sulla propriocezione dell’esercizio, andando “contro natura”, potenziando la coordinazione intramuscolare a discapito di quella intermuscolare. Una volta che avremo imparato a fare ciò potremmo concentrarci sugli altri parametri, sull’alimentazione, sul riposo, etc… Dico “dopo”, per il semplice fatto che se il muscolo non riceve uno stimolo adeguato, le kcal introdotte non avranno utilità per l’ipertrofia, in quanto non ricevendo lo stimolo necessario non le richiederà.

CONCLUSIONI
Il bodybuilding è una disciplina in cui si scende a grandi compromessi, in cui la prestazione non sempre è sinonimo di miglioramento. State però attenti a non esasperare questo concetto ed iniziare ad allenarvi con dei pesi ridicoli. Il muscolo ha comunque bisogno di una tensione adeguata allo sviluppo dell’ipertrofia e per quanto la forza non sia il fine è un mezzo importante e non va lasciata in disparte, in quanto nessuno che sia diventato “grosso” è mai stato debole. Per ciò, il messaggio da portare a casa è che bisogna sì cercare di progredire coi carichi, ma ciò non deve andare a discapito del carico interno.